Bonsoir.
Mon nome c’est Teodoricà.
Sono molto felice di conoscervi e vorrei raccontarvi la mia storia, che invero è molto corta. Sono una principessa cacciata dal mio reale padre solamente perché mi sono follemente innamorata del mio Drago privato: Tommasò.

Ah…è bellissimo…Scaglie color citrino, occhi blu. Tempestosi.
Non si poteva, mi disse, non era il caso, avrei dato scandalo, ma come potevo pensare di stare con un “animale”. Sì, proprio così lo chiamò, e pure tra virgolette. Beh, io gli dissi il fatto mio e orgogliosamente difesi il mio amore. E poi, e poi lui mi cacciò e cercò di riprendersi anche la mia corona!
Io me ne andai, mi rifeci una vita.. certo all’inizio sbarcare il lunario non è che fu proprio facile facile, ma diciamo che ho molta inventiva e che essendo carina me la cavai. Ovviamente devo ammettere che avere un fidanzato drago mi ha dato, diciamo, “una mano” nel cavarmela..: il panettiere non mi vuole vendere il pane solo perché ho la sfortuna di non poterlo pagare? E io gli mando Tommasò che con una piccola fiammata lo potrebbe ridurre in cenere; il padrone di casa dopo 6 miseri mesi che non riceve l’affitto reclama e mi vorrebbe sfrattare? Che problema c’è? Tommasò in un battito di ali mi è a fianco e basta un suo sguardo perché il signor padrone di casa diventi un miele e pensate che carino ora la domenica mattina mi porta anche i croissant che la signora padrona di casa, sua moglie, prepara per la colazione!
Non è stato facile ma lui era con me e per me. Sapete essere un drago mica è facile, tutti pensano che solo perché uno è forte come cento uomini, può leggere il pensiero dei cattivi, sputa fuoco, può volare e ha un grande carisma, insomma che tutto sia facile, e invece no, mon Tommasò ha momenti di grande tristezza, silenzi tragici in cui i suoi occhioni si colmano di solitudine..
Sapete lui vola in alto e quando guardi il mondo dall’altro, quando entri nei cicloni, e le montagne sono solo piccole creste, tutto si ridimensiona, tutto può fare più paura.
Io cerco di stargli vicino come posso, lucido le sue scaglie, passo il cotton fioc agli angoli dei suoi occhi, gli racconto le mie giornate e ascolto il suo respiro.
Sono una precaria: vendo palloncini nei luna park, i palloncini me li passa un signore strano di nome Terenzio. Lui, il Terenzio, si veste sempre di gessato e fuma solo sigari. Tutti i lunedì ci incontriamo sotto una vecchia quercia dietro la cattedrale, mi guarda, mi consegna i 300 palloncini giornalieri e mi chiede sempre se non mi andrebbe di lavorare nel ballo da tavolo (che carino, lui si che vede le mie potenzialità ma Tommasò non vuole. Che volete è tanto carino ma ha questa fissa che sono troppo ingenua e che gli uomini non è che sono gentili con me per educazione e bontà.. vabbè non è importante). Mmmhhh. Forse pensandoci bene tanto carino non è visto che i palloncini me li vende al doppio di quello che potrei guadagnare..
Ma la sera, però, se mi avanza qualche palloncino (e ne avanzano sempre almeno una 50ina che i bambini non sono più come una volta), io lo stacco dal loro palo e mi libro in aria, mi faccio volare da loro per incontrare il mio Tommasò, e poterlo guardare negli occhi.
E nulla vale più di questo.
Io e il mio drago.