C’era una volta. Ifigemia e lo scatto.

C’era una volta una giovane femmina, che nascondeva dietro folte ciglia, l’insopportabile paura di non essere abbastanza. E come tutti gli esseri umani che hanno paura di non farcela, lei, la nostra eroina, si accontentava di piccole briciole, di sassolini abbandonati, di sguardi tagliati e ci costruiva castelli, strade palazzi.

Ed eccola allora indossare un abito decisamente troppo largo, vestirsi con scarpe abbastanza basse da non superare mai il livello medio di anonimia, nascondere le mani nelle maniche, sorridere mesta, ridere di fronte alle critiche e riempire un vuoto frustrato con bignè al cioccolato. Insomma, quello che mille e mille persone fanno ogni giorno, chi per il motivo giusto e chi per il motivo sbagliato. Che poi che vuol dire sbagliato?

Sbagliato, lo diventa solo quando si fa qualcosa che fa male a se stessi. Per Ifigemia, così si chiamava la nostra splendida femmina contusa e confusa, tutto questo era sbagliato. Era sbagliato perché Efigemia voleva fare la rockstar, voleva sentire il rumore della folla sotto i piedi, voleva vestirsi di lustrini e mettere scarpe troppo alte, sorridere che manco un faro della Mercedes e urlare le sue parole.

Ma la nostra eroina aveva un problema: oltre ad essere stonata, fare il perito aziendale (che le magliette di lustrini prova a metterle durante una verifica di flussi circondata da ragionieri), ella non sapeva neanche scrivere né disegnare e tantomeno suonare persino un campanello!!

Sopra tutto, Ifigemia non credeva in sé stessa.

Che fare quindi? Eh, nulla, cosa vuoi fare? Ti accontenti.

Ifigenia

Capitò però che un giorno di fronte, all’ennesima luna scialba, capì che, lei, queste lune scialbe non le voleva più vedere; che sì, sicuramente, la rockstar forse non sarebbe riuscita a farla ma che poteva almeno fare qualcosa di meglio per sé. Questo pensiero crebbe dentro lei giorno dopo giorno fino a che non riuscì più a contenerlo nel suo corpo e la sua potenza si manifestò.

Furono piccoli cambiamenti come un paio di decolté tacco 11, una giacchetta di lustrini il sabato, un mascara per fare spazio agli occhi, una risata di cuore, un rossetto rosso fuoco, un commento sagace al posto del solito silenzio, qualche frase che divenne un racconto. Piccoli cambiamenti dell’anima che divennero carne e colore e umore e odore. E dopo molto tempo, perché i cambiamenti necessitano tempo, tanto tempo, Ifigemia decise che era ora di rischiare.

Questo avvenne qualche giorno fa, troppo presto per parlarne, distrarremo la nostra eroina dalla concentrazione necessaria per comprimere tutta l’energia necessaria alle membra per dare forza allo slancio. Questo ve lo racconterà lei tra un po’.

Il tempo del coraggio e del rischio ha il diritto del silenzio che si dedica ad una preghiera. E noi, ora non possiamo far altro che trattenere il fiato, concentrarci sullo scatto del muscolo per vederla prendere la rincorsa e provarci, a saltare.

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