Lei è Guglielmina. La sua storia iniziò il giorno in cui decise di lasciare il suo regale, amato fidanzato, Goliandro.

Perchè? lui la tradì? NO. Nulla di tutto ciò. Accadde di peggio: una notte la lucina anti-oscurità di Guglielmina si ruppe e la nostra eroina cadde nel panico: inizio ad annaspare cercando aria, tremando si sentiva di morire e credette di non arirvare al giorno dopo. Lui ovviamente dormiva con lei, che erano una coppia moderna (mica avevano bisogno di un matrimonio per dormire assieme), perciocchè si svegliò immediatamente allarmato dai singulti e singhiozzi dell’amata, la abbracciò e tranquillizzò.
Dal canto suo, la nostra eroina davanti al palesarsi di questa sua debolezza, provò una tale e tanta vergogna da decidere di non volerlo più (il fidanzato, non il buio che va bene che era ricca e potente ma non così tanto da cancellarlo, il buio).
Come avrebbe potuto infatti continuare a recitare la parte della femmina sicura di sé, che sa sempre quello che vuole, che è indipendente.. come avrebbe potuto ora che lui l’aveva vista tremante e singhiozzante, spaventata?
Doveva lasciarlo, ma come? Non poteva certo dirgli che non sopportava di apparire insicura e spaventata e allora che dire se non che non lo amava più? E per rendere il concetto più reale, gli tolse l’arciducato, i cavalli e lo cacciò dal regno. Fece tutto questo per sentirsi più forte e più donna indipendente di qualunque femmina del regno.
Povera povera povera stolta.
Che tristezza, che melanconia, che buio nel cuore che provava però!
Certo lei aveva le sue dame di compagnia che organizzavano feste, concerti, balli, giochi proibiti, ed ebbe invero svariate storielle d’amore in cui lei era sempre la più indipendente, e la più interessante e forte: una donna con le palle, insomma.
Ma vi immaginate la fatica di non permettersi mai di essere sé stessi? Il dolore di amarsi così poco da pensare che se anche solo per un secondo sei un poco più vera, sia una vergogna?
Vorrei potervi dire che lei comprese quanto insulso fosse questo continuo nascondere l’insicurezza, quanto liberatorio fosse farsi consolare, condividere le paure, saper perdere, a volte. Vorrei potervi dire che rincorse Goliandro e che lo trovò e gli raccontò tutto con i balbettii del caso.
Ma non posso. Lei non lo rincorse, non ne ebbe il coraggio.
E alla fine, si trasformò in una strega cattiva. Perché a volte capita che le streghe cattive siano solo principesse tristi e spaventate.
Ma se solo Goliandro fosse un poco meno contemporaneo, un poco meno maschio sensibile e deluso, un po’ più uomo alfa.. Insomma, se almeno lui credesse di più nel loro amore, beh gli basterebbe prendere il cavallo fedele che vaga con lui per le campagne e andarsela a riprendere, la sua principessa, per liberarla dalla sua prigione.
Ma Goliandro, al momento piange, sotto un albero di limoni.