Carlotta o della Fame

Questa è la storia di Carlotta,
la donzella dalle lunghe trecce rosso-fragola, gli occhi color carbone, un meraviglioso sorriso e il sedere più grande del mondo!

ecco a voi la più grande cuoca mai esistita! Carlotta.

Ragione questa (il sedere) di grande sconforto per la giovane: si dà il caso infatti che i ragazzi non la invitassero mai ad uscire (il suo sedere era tanto grande da non entrare in nessuna carrozza!) e tantomeno avesse delle amiche, che si sa come funzionano le cose dall’adolescenza in poi in una società ipercompetitiva dove la bellezza definisce caratteristiche morali come simpatia e divertimento.

Perciocché la nostra eroina era sempre sola e cucinava (davvero bene).

Un giorno pieno di sole, nuvole e odore di pioggia, seduta al bordo di un laghetto a mangiare qualche bignè, la giovane conobbe Cecilia (capelli biondi, occhi blu blu e tanto magra) Oh ciao! Scusa ma non posso fare a meno di guardare i tuoi pasticcini! Sembrano deliziosi- morbidi-cremosi….e che profumo!! ma li hai fatti tu?

Sieffettivamente.. ne vuoi un paio???

Oh, non ti disturbare davvero!

No, davvero se li vuoi per me è un piacere…

Oh, allora… grazie! Sai sono sempre circondata da uomini che mi bramano, e non ho mai molto tempo per mangiareetantomenocucinare Poi non parliamo dell’amicizia! bah! neanche l’ombra. Sai sono un po’ triste, gli uomini dopo un po’ sono così noiosi.

Eh, ti capisco! Io ne ero così stufa che mi sono fatta crescere un sedere gigante! Così me ne rimanevo tutto il giorno sola a cucinare!

Ah… Davvero???

No. Effettivamente, no.

E mentre Cecilia parlava mangiava e più mangiava più parlava; mangiò 36 paste, infatti parlò molto.


Carlotta e Cecilia quel giorno trovarono quel che mancava all’una nell’altra e da allora in poi divennero inseparabili; fu così che, dopo poco, quest’ultima si trasferì nella casina color crema dell’amica.
Si trattava di un’abitazione per nulla ricca ma accogliente; ovviamente il luogo più confortevole di tutti era la cucina, in cui venivano celebrati matrimoni tra le farine più svariate e le creme più snob, dove la verza poteva fidanzarsi con il caviale e il salmone avere un’avventura con un arancia imbizzarrita.


Un giorno, durante uno dei suoi viaggi per mercati rionali nelle contee vicine, la giovane cuoca si scontrò con un mago (calvo) molto affascinante Mylady! Io…Io mi chiamo Eustorgio e mi scuso per averla fatta cadere! Tale beltà in terra! Oh, ancora perdono! E che occhi!! Ecco con un colpo di bacchetta rimetterò tutto a posto! Ma la prego di uscire con me questa notte. Intendo portarla sul monte Inid: colà c’è un punto dove si può toccare la luna con un dito! Che mi rispondete mia Signora?


La ragazza, decisamente interdetta, estremamente sconcertata (era la prima volta in vita sua che riceveva DUE complimenti con invito annesso), riuscì solo a balbettare un timido SSSSSSSSi
Fu una serata divertente e colorata di magia ma Carlotta non si innamorò; trovò anzi il suo accompagnatore un po’ pedante nell’insistenza descrittiva posta su ogni singola sfumatura del pianeta blu!

Da quel momento in poi, si accorse, però, che gli uomini la guardavano; fu così che imparò che a volte basta un sorriso spontaneo e crederci per ricevere un invito. Il metodo funzionò tanto bene che dovette suddividere gli impegni della settimana:
i lunedì usciva con i biondi
i martedì con i castani e i mori
i mercoledì con i rossi
i giovedì con i calvi o semipelati o rasati
ma l venerdì, sabato e domenica usciva solo con l’amica o con se stessa.

Gli anni passarono tra feste, incontri galanti e nottate intere a parlare e bere caffè di ogni tipo con Cecilia.

Tutto ciò cambiò il giorno in cui Cecilia tornò alla casina con la sensazione di avere le gambe fatte di budino, Il cuore impegnato in un assurdo tip tap (tanto forte da udirsi a 3 metri di distanza), gli occhi lucidi lucidi e assenti,  in totale mutismo, condito da lunghi sospiri (uno ogni cinque minuti!). Carlotta di fronte a tale situazione si ingegnò nella preparazione di decine di tisane, che obbligò la giovane afasica a trangugiare con metodi coercitivi degni dell’esercito di un re!
Poi, finalmente, Cecilia parlò:

Oh, dovresti vederlo!
Occhi piccoli ma intensi
Labbra sottili ma decise e inconfondibili
Voce acuta ma melodiosa
Naso irregolare per poter essere ricordato
e che Sguardi! Oh, fuoco e lava!!!
e che Portamento!!! Un re !
Ah!..


A quel punto tutto fu chiaro: Cecilia era innamorata, davvero. L’unica soluzione era trovare l’uomo, missione che pareva quasi impossibile: nulla di detto dall’amica risultò essere utile allo scopo. Carlotta stava per perdere ogni speranza, quando si accorse di un piccolo pezzo di stoffa, che la giovane stringeva tra le dita   e baciava convulsamente  ogni 2 minuti.. Allora, in due minuti decise del suo futuro, stordì Cecilia con un peperone lanciato a gran forza in fronte, prese lo “straccetto” e corse da Calogero.

Quest’ultimo era il loro nuovo vicino di casa ed aveva problemi di personalità multipla (ex modello, ex guardia marina reale, diventato da una settimana violoncellista delle più importanti corti di tutto il mondo!):

Calogero! Mi devi aiutare! Ora! subito. Mi serve il tuo cane, Cassio. Devo trovare il possessore di questo pezzo di stoffa!

Carlotta! Fai di Cassio ciò che vuoi! basta che mi lasci suonare in pace, mi hai terrorizzato e tolto la concentrazione con quei pugni alla porta, che tra l’altro hai sfondato! Domani ho un concerto a Monaco, ho 30 brani da provare, una valigia da preparare, la mia ex moglie da chiamare una fidanzata cozza da lasciare…! sono un po’ impegnato!

Il neo-musicista non fece in tempo a finire la frase, che la giovane, prese il cane, gli diede la stoffa da annusare e si mise in cammino, alla ricerca di un odore. Vagarono per giorni e mesi, nutrendosi di bacche rosse e dormendo sotto faggi, querce e betulle e finalmente in un giorno caldissimo, Cassio trovò l’odore (anche il giovine quindi!). Si trattava di un contadino dallo sguardo perso e continui sospiri estatici. Il ragazzo ripeteva in continuazione una litania, che diede alla giovane la certezza matematica di avere trovato ciò che cercava:

I suoi occhi sono diamanti che brillano tra le stelle più lontane
Le sue labbra piene sono colme di mari sole e ambrosia
Oh e le sue gambe snelle e meravigliose!
È una regina!

Carlotta, un po’ esasperata, affamata, estremamente magra e pure stufa,
lo prese, lo mise in groppa a Cassioe si avviò in gran carriera verso casa.
Colà giunti, Cecilia, che per mesi era stata alla finestra sospirando e attendendo l’amica, corse incontro al suo principe/contadino,

i due si guardarono negli occhi

Io mi chiamo Cecilia e avevo paura non arrivassi mai.

Io mi chiamo Camillo e avevo paura non sarei mai riuscito ad arrivare.

Hai fame?

Oh si! ora si!


Mentre i due innamorati entravano nella casina e si appropinquavano a mangiare per ore, Carlotta, esausta ma soddisfatta, cibò il cane, lo riportò a Calogero (che nel frattempo aveva cambiato sia nome – Callisto – che mestiere – spazzino) e si addormentò sotto una quercia.
Cecilia e Camillo si sposarono dopo un mese e la ragazza si trasferì  nel campo di patate dell’amato, divenne una brava e scaltra contadina e scrisse lettere all’amica ogni sera.
Ma soprattutto, fu tanto felice.

Ma l’amore per Carlotta?


L’amore arrivò 25 mesi dopo sotto forma di un cavaliere stanco con profonde occhiaie viola e gialle. Egli era stato mandato, dal re della Chiaraforesta, a richiedere i suoi servigi come gran cuoca di corte. Lei accettò


Non prese l’incarico, però, per lo stipendio o per la gloria ma perchè si innamorò disperatamente , istantaneamente, vorticosamente di quel cavaliere silenzioso e gentile che la guardava come fosse un’apparizione e che le teneva la mano come fosse fatta di cristallo purissimo. Partì quindi verso il suo futuro in un castello lontano
con Consolato, cavaliere girovago e silenzioso, e fu più felice di Cecilia, sempre s equesto sia umanamente possibile.

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