Saluzza e L’ascolto  ossia di come si può amare un Salvatore Qualunque.

A volte si guardava in giro e sgranava gli occhi perché quello che pensava di vedere non era MAI quello che vedeva. Quello che vedeva erano tuoni quando si aspettava fringuelli cinguettanti e raggi di sole, urla e strepiti invece di sorrisi e carezze, fulgore al posto di rasserenante azzurro.. Saluzza era così: non sapeva leggere i segnali del mondo.

Il mondo la feriva con la sua concreta furia come un coltello in pieno sterno e la lasciava tramortita lì, immobile a chiedersi come mai, cosa fosse successo, perché lei non lo aveva capito. Si dà il caso che la nostra giovane femmina fosse bella, sensibile e intelligente ma la sua sensibilità, la sua “animalità” non erano in accordo con la sensibilità di chi aveva di fronte, era come se lei ascoltasse una sua propria musica e sulla base di questa giudicasse e agisse nel mondo.

A Saluzza piaceva Salvatore: uno non più bello della media, non più intelligente della media, decisamente logorroico ma così logorroico che le piante gli morivano tutte per suicidio assistito (assistito dai suoi fiumi di parole), a 38 (t.r.e.n.t.o.t.t.o.) anni ne dimostrava intellettualmente venti (anno più, anno meno); si parla di uno che aveva un rapporto d’amore viscerale solo con il suo accendino e con facebook. Insomma, diciamolo chiaramente, il classico uomo inutile e pure un poco palloso ma a Salluzza piaceva e le piaceva così tanto da vederlo Intelligente, Maturo, Profondo, Interessante eccetera eccetera. Insomma, lei lo sospirava e adorava e lui godeva della sua adorazione, la stordiva di parole e poi si dava alla macchia (che per il sano sesso aveva altri giri, la volpe), lui cercava ascolto e Samba mentre lei voleva Pensiero e Tripudio di Armonie in do Minore. Avveniva così che lei interpretasse gli umori di lui come intemperanze date da un momento difficile, come riflessioni di un animo tormentato mentre lui semplicemente si limitava a continuare vivere come voleva e sapeva.

Avvenne così che un giorno, Salvatore le scrisse una missiva in cui chiaramente e al di là di ogni possibile dubbio le faceva chiaramente capire che no, altro che animo tormentato, lui non voleva impegni, non voleva l’amore o meglio forse lo voleva ma non ora e non da lei, adesso lui voleva solo correre felice da fiore in fiore e godere del favoloso frutto dell’amore libero e passionale. Perciò “ciao e stammi bene”.

Dolore Agonia e Ineluttabile sensazione di essere proprio una pirla si impadronirono di lei. Io ero d’accordo soprattutto sull’ultimo punto. Ma non è che l’esperienza le servì a molto, perché sì, lei piangeva di frustrazione, di rabbia, di smarrimento e ti spezzava il cuore ma non capiva.

Saluzza non capiva che il mondo per capirlo bisogna ASCOLTARLO. Che l’amore, la parola non è teoria: è carne e certamente brucia, fa male ma fa anche bene e cura se ci si mette in gioco.

Ma la vera verità è che a lei non interessava. È faticoso giocare davvero, meglio rimanere delusi e continuare a raccontarsi la propria verità, meglio non rischiare, meglio cantarsi la propria sonata e poi rovinare a terra piangenti, perché questo dolore non sarà mai forte come quello che si prova se ci si mette davvero in gioco. Questo pensava Saluzza, in fondo a sé stessa in quell’angolino in fondo allo sterno che la faceva agire. Lei era un’esteta e del mondo voleva solo un’impressione, voleva la sua personale favola e la sta ancora cercando.

Al moment, infatti, frequenta 4 (q.u.at.t.r.o.) volte la settimana lo stesso psicanalista di Woody Allen, ma purtroppo lei non è manco una registra, però sta pensando di diventarlo: insomma se non capisci il mondo allora lo interpreti: ineccepibile no?

6 pensieri riguardo “Saluzza e L’ascolto  ossia di come si può amare un Salvatore Qualunque.

    1. Non lo so e non credo sia così facile, entriamo in un ambito di dolore che non conosco e che non mi permetto di giudicare. Troppo facile categorizzare simili realtà e merita più rispetto e ascolto di quanto dici. Non mi trovo d’accordo in questa visione.

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  1. Sì, davvero ineccepibile, Anais. Sei stata brava a disegnare questo carattere. Non sembra, ma tra le ragazze, anche femministe, ce ne sono tante come Saluzza, che si ritengono in grado d’interpretare il mondo, ma quel che è peggio, l’uomo e poi ne rimangono vittime.

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    1. Caro francamente non credo si possa definire un atteggiamento o un bisogno simile ascrivibile ad una categoria di femmine o meno. Di fatto, ho conosciuto maschi simili a Saluzza e anche femmine, ovvio. Ci si innamora dell’idea, ci si ubriaca dell’attesa e di significanti disegnati su misura delle proprie attese e bisogni. Siamo tutti, a volte, vittime di noi stessi.

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