Un giorno di pioggia un giovine ardimentoso e indaffarato incontrò una giovine procace e altrettanto ardimentosa, tanto ardimentosa che, appena lo vide decise che lo voleva e cosa c’è di meglio per prendersi ciò che si apprezza se non dirlo chiaro e tondo?!
“Eih tu strepitoso come ti chiami? Io sono Gioacchina Principessa dei 2 Regni e Mezzo. E tu? Non ti ho mai veduto in giro. Stasera le mie dame di compagnia, Gina e Gigia, mi hanno organizzato una festicciuola intima nel castello di Genova, hai presente? Quel colosso che si vede da tutte le strade? Non è che ti andrebbe di venire?”
Il nostro ardimentoso, preso alla sprovvista, intrigato e piacevolmente sorpreso che una principessa tanto bella a lui parlasse, dopo un attimo di sgomentato silenzio accettò:
“Em, grazie. Il mio nome è Giuseppe, sono il cavaliere errante del Regno di Genere. Effettivamente è un po’ che non vado ad una festa e mi piacerebbe proprio. Ora vado che mi hanno detto che c’è una donzella su una torre infuocata e temo di essere l’unico in grado di salvarla.”
Ovviamente quella sera si videro, parlarono poco e si baciarono molto. E poi più nulla, perché si sa che spesso ciò che si ottiene facilmente non viene apprezzato abbastanza e fu proprio un peccato perché se si fossero dati una possibilità la loro sarebbe stata LA storia d’amore per eccellenza.
Accadde invece che Giuseppe, qualche tempo e un centinaio di torri infuocate dopo, conobbe una panettiera riottosa e timida mentre Giuseppina incontrò e perse la testa per un macabro, misterioso e silenzioso Arciduca.
Fu così che entrambi vissero, tra alti e bassi, in luoghi differenti, un poco felici e un poco scontenti perché non tutto quello che sembra complicato e difficile poi da davvero al felicità. Ma ci fu un poi e vi basti sapere che dopo quel “poi” furono finalmente contenti e pure, sì, pure felici e magari insieme, perché no?